ALILAURO, ALCUNE PRECISAZIONI IN MERITO ALLA DENUNCIA DELLA NOSTRA LETTRICE

Alilaurodi Francesco Castaldi

Ieri pomeriggio sono stato contattato dal collega Fabio de Rosa, capo ufficio stampa del gruppo Lauro, il quale nel corso del nostro colloquio telefonico ha inteso rappresentarmi tutto il proprio rammarico per quanto riportato da ‘La Gazzetta isolana’ nell’articolo titolato ‘La denuncia di una lettrice: “Lo staff Alilauro ci ha trattati come se fossimo dei deportati”’.

In particolar modo il collega de Rosa ha voluto sottolinearmi che trova false e tendenziose le affermazioni della nostra lettrice Annarita, in quanto la suddetta “evidentemente non ha le competenze per poter etichettare come ‘bagnarole galleggianti’ i vettori dell’azienda Lauro”. Inoltre, il collega ha voluto precisarmi che, se fossi stato presente al molo Beverello, avrei potuto appurare che non vi era alcuna “fiumana impressionante di persone” ad attendere la Rosaria Lauro (che può contenere un numero congruo di passeggeri), e che altresì trovava denigratorio il fatto che la nostra lettrice abbia voluto infangare le rispettabilità della compagnia marittima adducendo lo stato in cui verserebbero i sedili del mezzo in questione.

De Rosa ha inoltre eccepito le considerazioni fatte dallo scrivente a corollario del medesimo articolo. In particolar modo il collega, al quale riconosco pacatezza e garbo, mi ha sottolineato che trova spiacevole indicare quale capro espiatorio di tutte le problematiche relative alla compagnia marittima il senatore Lauro, dal momento che l’azienda consta di un cospicuo numero di altri membri. Il capo dell’ufficio stampa mi ha inoltre fatto notare che, pur essendo stata pronunciata negli scorsi mesi una sentenza dal Tribunale di Napoli, il nuovo contratto collettivo dei marittimi prevede che gli stessi, posti agli imbarchi, siano tenuti al controllo dei documenti di riconoscimento di coloro che usufruiscono dei vettori.

L'avvocato cassazionista Lorenzo Bruno Molinaro
L’avvocato cassazionista Lorenzo Bruno Molinaro

Pur essendo grato al collega Fabio de Rosa per avermi addotto di persona le sue considerazioni, sulla scorta di un colloquio avuto con l’avvocato Bruno Molinaro, mi sento di dissentire sull’ultima questione sollevata. La sentenza (che potete leggere nella sua interezza) parla chiaro, non lasciando spazio ad altre deduzioni. Se ciò non bastasse a dimostrare la bontà della nostra tesi, riporto di seguito le dichiarazioni dello stesso Molinaro, che all’indomani della sentenza affermò: “Né nel C.C.N.L. di settore, né nel Codice della Navigazione, né, infine, nelle direttive comunitarie in materia è dato rinvenire una qualche disposizione che obblighi in concreto i marinai in servizio sugli aliscafi a controllare l’identità dei passeggeri”. 

“Nell’ipotizzare l’illecito disciplinare – prosegue Molinaro – la società Alilauro ha contestato ai lavoratori di essersi sottratti ad un ordine del comandante, non potendo nemmeno quest’ultimo ordinare ad un semplice marinaio di svolgere un’attività che, oltre a non rientrare nei suoi compiti, non è neanche finalizzata a salvaguardare l’incolumità dei passeggeri e dello stesso personale di bordo”.

Al fine di dissipare ulteriori dubbi, è utile che i nostri lettori sappiano che la direttiva comunitaria 98/41/CE del 18 giugno 1998, relativa alla registrazione e al controllo dei passeggeri a bordo anche delle unità veloci che effettuano viaggi da e verso i porti degli stati membri, all’articolo 1, lett. b), prevede espressamente che: “Tale compito deve essere svolto dal responsabile a terra incaricato da una società (che non sia un membro dell’equipaggio, in quanto non previsto dal C.C.N.L.) di adempiere agli obblighi impartiti dal Codice I.S.M. (International Safety Management Code) o da un’altra persona a terra incaricata dalla società armatrice per la verifica dei titoli di viaggio”.

Sulla base di queste articolate ma chiare motivazioni, posso affermare che quanto contenuto nella ‘sentenza Molinaro’ sia assolutamente condivisibile, e che quindi continuo a non comprendere le tesi sposate dal collega de Rosa, al quale rinnovo tuttavia l’invito, qualora lo ritenesse opportuno, a ribattere alle argomentazioni dello scrivente che sarà lieto, come sempre, di ospitare su questo sito le altrui vedute.

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