‘GENDER’, QUANDO LA DISINFORMAZIONE ‘SOCIAL’ CREA PARANOIE COLLETTIVE

Genderdi Rinaldo Mattera*

Scrivo queste due parole dopo la stucchevole parata di social-paranoia cui ho assistito, relativamente al famigerato “gender”. Scrivo perché voglio lanciare un appello: è inutile continuare così, non serve a nessuno. Questa operazione è prettamente politica, si basa su una bufala ed è un concentrato di disinformazione troppo grande per essere smontato. Seguo da un po’ il fenomeno della disinformazione collettiva nei media digitali e quello che posso assicurarvi è l’inutilità dell’argomentazione per tentare di smontare una narrazione cospiratoria. Questa operazione, meglio nota come “debunking”, serve solo a esasperare i toni del discorso e confermare negli individui la credenza cospiratoria, nel caso specifico che una qualche internazionale genderista voglia spargere il seme dell’omosessualità tra la prole italica e distruggere la famiglia tradizionale, ecc ecc.

Queste narrazioni attecchiscono in un contesto culturale egemonizzato da secoli di fanatismo religioso, patriacarcato, omofobia; l’italiano medio forse non la pensa differentemente dai miliziani dell’Isis che uccidono i gay buttandoli giù dai palazzi. In Italia secondo i dati OCSE una persona su due è analfabeta funzionale o di ritorno, mentre due su tre sono analfabeti digitali. Quindi oltre l’incapacità di comprendere un testo di media lunghezza, c’è l’impossibilità di distinguere la salienza delle fonti e la veridicità delle notizie su internet.

La bufala del gender può attecchire e nutrirsi nelle camere dell’eco: con questo termine si designa l’ambiente mediatico dove i contenuti sono filtrati in base alle nostre preferenze. Facebook e Google ci propongono solo quello che ci piace, filtrandolo in base a ciò che più spesso clicchiamo e condividiamo. Questo genera un effetto di rete per il quale le notizie, anche le più false, possono diffondersi in breve. La verità risiede in un pugno di mi piace, basta che qualcosa sia condiviso nella nostra rete sociale per divenire automaticamente verità assoluta. Bisogna cercare di intervenire presso i dirigenti scolastici. Bisogna far leggere il testo di legge, senza linkarlo o altro, ma stampandolo e portandolo nelle assemblee. Bisogna cercare di informare gli insegnanti che spargono menzogne, perché purtroppo anche loro stanno facendo una buona parte in questo gioco sporco.

Senza dimenticare che sia gli insegnanti che i genitori sono vittime di questo sistema. Non usiamo argomenti ad hominem, evitiamo il turpiloquio, cerchiamo di tenere i nervi saldi. Stiamo cercando di comunicare con persone che nella maggior parte dei casi hanno una limitata percezione del mondo e dei fenomeni sociali, dai quali tentano di difendersi. Questa è una battaglia politica, di cultura, di libertà. Siamo in un periodo storico molto simile agli anni ’30, quando in nome di un falso storico come Il Protocollo dei Savi di Sion, dittatori sanguinari come Hitler, Stalin e Mussolini mandarono nei campi ebrei, gay, rom. So che il paragone può sembrare azzardato, ma gli animi sono quelli. I pensieri che infuocano le plebi e i poteri che li cavalcano molto simili.

*(post pubblicato su Facebook)

Per approfondire questo argomento, ti suggeriamo di consultare l’opuscolo redatto dal BZgA – Federal Centre for Health Education.

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