GENDER STUDIES, QUALCHE CHIARIMENTO

fonte: www.queerasunict.it
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di Francesco Castaldi

Ho sempre strenuamente difeso il diritto di espressione di molte persone, benché alle volte non condividessi affatto le loro tesi. In più circostanze ho anche affermato che la pluralità non può essere altro che un bene per l’informazione, che deve necessariamente confrontarsi con realtà diverse e spesso in conflitto tra loro. Quando seppi che il settimanale “Kaire”, espressione del cattolicesimo isolano, sarebbe andato in stampa, pensai che la nascita di un simile progetto editoriale avrebbe certamente migliorato il dialogo tra il mondo laico e quello cattolico. Ritenevo, insomma, che attraverso “Kaire” i cattolici isolani si sarebbero finalmente aperti al dialogo sui grandi temi che riguardano la nostra società. Devo purtroppo ammettere che non sono pienamente soddisfatto dell’operato svolto dall’ebdomadario diretto da Lorenzo Russo, che in qualità di direttore responsabile – nonché membro dell’Ordine dei giornalisti – non avrebbe mai dovuto consentire la pubblicazione dell’approfondimento apparso sabato scorso sul numero 26.

In prima pagina, nel taglio alto, si legge: “QUESTIONE GENDER – 300 ischitani a Roma per dire no all’ideologia assurda e falsa”, con chiaro riferimento al Family day svoltosi nella Capitale il 20 giugno scorso. Già nell’impostazione dei titoli di prima, ci sono degli errori a dir poco grossolani che vanno necessariamente corretti. Si parla (anche nell’articolo che si trova a pagina 6) di “ideologia gender”, ma l’espressione è quanto mai fuorviante. Il gender non è un’ideologia, bensì il termine con cui si designano una serie di studi (generalmente definiti “gender studies”), nati tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, che si pongono l’obiettivo di condurre un’indagine pluridisciplinare che si interroga sul genere e sulle modalità in cui la nostra società, nel corso degli anni, ha interpretato le differenze esistenti tra il maschile e il femminile.

I gender studies, a differenza di ciò che si vuol far credere, non negano affatto l’esistenza di un sesso biologico assegnatoci quando veniamo al mondo, ma sostengono tuttavia che esso non sia sufficiente a definire con precisione ciò che siamo. Infatti la nostra identità, essendo una realtà assai complessa, racchiude in sé diverse categorie (sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere).

L’altro errore (non meno grave del primo) consiste nell’aver dato a questa fantomatica “ideologia gender” dei connotati a dir poco loschi, designando quest’ultima con gli aggettivi “assurda” e “falsa”. Attributi che “Kaire” avrebbe potuto francamente risparmiarsi, dal momento che un buon giornalista dovrebbe semplicemente limitarsi a riportare i fatti, consentendo al lettore di poter trarre autonomamente le proprie conclusioni. In linea di massima ritengo giusto da parte di un giornale esprimere opinioni, purché si tenga in debita considerazione le altrui vedute e si dia debito spazio ad esse.

La pluralità è positiva, come ho scritto nell’incipit; la faziosità, invece, è assai odiosa. Un mirabile esempio di cattiva informazione – che tiene conto di un solo punto di vista – ci è dato dal già citato articolo di pagina 6 a firma di Francesca Prevenzano: una macedonia di luoghi comuni condita di bigottismo clericale. In “Per amore dei nostri figli” (che sembra il titolo di una trasmissione di Raffaella Carrà) c’è scritto che la manifestazione di piazza San Giovanni testimonia “la bellezza di essere Famiglia, sulle orme della Santa Famiglia di Nazareth, perché il figlio di Dio ha scelto di venire al mondo proprio in una semplice famiglia composta da un uomo ed una donna, segno questo dell’amore tra Dio e l’uomo”. Non entrando nel merito del dogma, ritengo tuttavia che quest’ultimo non tenga opportunamente conto della meravigliosa molteplicità insita nella natura umana. Ogni uomo ha il sacrosanto diritto di poter disporre della propria sessualità come meglio ritiene, senza che debba temere alcunché. In  questo senso la legalizzazione dei matrimoni omosessuali negli Usa rappresenta un grande traguardo per la democrazia occidentale, che mi auguro possa essere raggiunto presto anche nel Vecchio Continente e quindi in Italia.

Tornando all’articolo di cui sopra la Prevenzano – novella Savonarola dei giorni nostri (ricordate il film di Troisi?) – ci mette in guardia dai cattivoni pro-gender, asserendo che viviamo in un mondo in cui, senza accorgercene, “veniamo continuamente bombardati e catechizzati da mille forme di pensiero che vanno come un veleno subdolo a ledere la nostra natura, le nostre tradizioni, la nostra educazione, cultura ed anche fede”. Se ciò non bastasse, secondo la visione della redattrice di “Kaire”, sarebbe già da tempo in atto “il tentativo (da parte di una spietata loggia massonica? , ndr) di infiltrare nelle scuole, di ogni ordine e grado, progetti educativi, attraverso libri, video ecc.” che “mirano alla destrutturazione dell’identità sessuale dei bambini”, promuovendo al tempo stesso “l’equiparazione di ogni orientamento sessuale e di ogni tipo di “famiglia”; la prevalenza dell’ “identità di genere” sul sesso biologico; la decostruzione di ogni comportamento o ruolo tipicamente maschile o femminile insinuando che si tratterebbe sempre di arbitrarie imposizioni culturali; la sessualizzazione precoce dei giovani e dei bambini”.

Cara Francesca, scialla! (come si dice a Roma): non ci sono né complotti né tentativi di destrutturare un bel niente, né tantomeno la volontà di “utilizzare i bambini come cavie per una vera e propria sperimentazione educativa” (han fatto più danni la Moratti e la Gelmini). La vera involuzione educativa, secondo il mio opinabilissimo punto di vista, è determinata non tanto dalla cosiddetta “teoria del gender”, quanto dalla scarsissima lungimiranza e dal crasso bigottismo del mondo cattolico, che vede nella “sessualità non tradizionale” una seria minaccia per quello che definisco “fondamentalismo filoclericale” (quest’ultimo sì davvero pericoloso).

Mi piace concludere questo mio intervento con le parole di Nicla Vassallo, ordinario di filosofia teoretica presso l’Università di Genova, che in una recente intervista rilasciata a Wired.it ha affermato: «Nelle nostre scuole, a differenza di quanto si è fatto in altri Paesi, non c’è mai stata una vera e propria educazione sessuale e anche per questo l’Italia è arretrata rispetto alla considerazione delle categorie di sesso e genere. Eppure, educare i genitori e dare informazioni corrette agli insegnanti affinché parlino in modo ragionato, e non dogmatico, di sesso, orientamento sessuale, identità e ruoli di genere, a figli e scolari è molto importante perché sono concetti determinanti per comprendere meglio la nostra identità personale. E per essere cittadini occorre sapere chi si è».

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