LE BUGIE DI “KAIRE” E LA CENSURA DI LORENZO RUSSO

fonte: www.ischiablog.it
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di Francesco Castaldi

Sconcerto e rassegnazione. Questi sono i due sentimenti che albergano nel mio animo dopo aver letto l’editoriale con il quale Lorenzo Russo, direttore di “Kaire”, ha deciso di aprire la prima pagina di questa settimana. Il titolo scelto per il fondo dell’ebdomadario cattolico è assai eloquente (“Ancora sulla questione di genere”) e mi invita subito a una riflessione: “Kaire”, dopo aver esposto la propria posizione in merito al tema, lo archivia decidendo arbitrariamente di non lasciare spazio al contraddittorio (scelta in ogni caso sbagliatissima). Inoltre, l’uso non casuale dell’avverbio di tempo “ancora” indica come la redazione abbia scientemente ritenuto che le discussioni sull’argomento fossero oramai esaurite. Tradotto in parole povere: “Ve ne abbiamo parlato a sufficienza nei giorni scorsi, però diamo il contentino ai nostri avversari dedicando ancora qualche riga alla questione”.

A riprova di ciò che sto affermando, cito testualmente quanto scritto da Russo nell’incipit del suo editoriale: “In questi giorni ho ricevuto vari commenti e messaggi sugli articoli pubblicati negli ultimi due numeri del Kaire in merito al gender nelle scuole. Chiedo subito scusa a tutti voi se non li abbiamo pubblicati su questo numero del Kaire per motivi di spazio… dovremmo forse dedicare un intero numero al tema”. Lorenzo Russo, nella sua palese e insopportabile faziosità, si scusa con i lettori per non aver dato spazio alle opinioni evidentemente scomode di alcuni lettori (tra i quali il sottoscritto), irridendo gli stessi – mediante i tre puntini di reticenza – e asserendo che sarebbe necessario un intero numero del settimanale per raccoglierle tutte.

Caro direttore, sei caduto in fallo! Non trovare (o, meglio, non voler concedere) spazio per la pubblicazione di opinioni diverse dalle tue e da quelle del settimanale che dirigi è, senza mezzi termini, un’autentica carognata e, al tempo stesso, un ingiustificato ceffone alla libertà d’espressione, diritto peraltro sancito dalla Costituzione della Repubblica della quale anche tu fai parte. Se ciò non bastasse, continui a raccontar frottole sul tema gender, nascondendoti dietro un pietoso velo di malcelato perbenismo: neppure il Pinocchio di collodiana memoria avrebbe fatto di meglio: vivissimi complimenti!

Nel tuo editoriale, infatti, a un certo punto si legge: “Alcuni di noi ci hanno fatto notare che non si parla di ideologia (così come abbiamo titolato in prima pagina sabato scorso) ma di teoria del gender”. Grande Giove, Lorenzo, ma perché vuoi mettere in bocca ai tuoi oppositori parole o concetti che non avrebbero mai potuto sostenere a causa della loro palese contraddittorietà con la tesi di fondo? Nessun fautore dei “gender studies”, infatti, sosterrebbe l’esistenza della cosiddetta “teoria del gender”, espressione nata in ambienti filoclericali così come la già citata (e fantomatica) “ideologia gender”.

Russo, evidentemente non pago delle inesattezze riportate sul suo settimanale, ha poi aggiunto: “Forse, per chi sposa appieno il gender (e tutto ciò che vi riguarda) pensa che vi sia una teoria… ma per noi cristiani non è così. Per noi è pura ideologia”. Attraverso una subdola manovra scorrettamente demagogica e fuorviante, il nostro bravo Lorenzo (nell’accezione manzoniana del termine) avvalora la propria tesi – e quella del mondo cattolico – screditando le altrui opinioni, distorcendone financo il significato originario. Che dire: chapeau, davvero!

Il massimo della retorica, tuttavia, si raggiunge e si concretizza nel passaggio in cui Lorenzo Russo afferma: “Sono però felice che si stia instaurando un dibattito sul tema” (quando? dove?) “soprattutto perché c’è tanta preoccupazione da parte di tanti genitori, e soprattutto dalla Chiesa italiana”. Mio caro Lorenzo, ma ci hai presi per un gruppo di dementi? Credi davvero che tutti siano disposti a sorbirsi il tuo pedante quanto inutile sermone? L’unica forma di “dialogo” (se così lo vogliamo definire) l’ho avuta su Facebook, dove sono stato definito un “ignorante” soltanto perché avevo osato confutare il concetto di “famiglia tradizionale”, sostenendo che neppure quella di Nazareth, a rigor di logica, può essere definita tale.

Ecco, la famiglia tradizionale, la famiglia naturale: un altro tema sul quale piacerebbe confrontarmi, se solo me ne fosse data la possibilità. Mi spiegate senza saltarmi addosso quale valore attribuite a questi due aggettivi? In tutta franchezza non ci vedo nulla di “naturale” o di “tradizionale” in una giovane donna che ha concepito (attraverso un’inseminazione divina, forse?) un figlio senza perdere la verginità (vuoi vedere che all’epoca si praticava già l’imenoplastica?). Per carità, non condanno Maria e Giuseppe, ma di certo siamo ben lungi da un nucleo familiare in cui una coppia procrea naturalmente, o mi sbaglio?

Probabilmente a questo punto qualcuno di lor signori vorrebbe vedermi relegato nel terzo girone del settimo cerchio dell’Inferno (lì dove Dante colloca i bestemmiatori, costretti a giacere nella sabbia rovente), ma credo che ci vorrà ancora del tempo prima che ciò possa realizzarsi. Parla di “tanta preoccupazione” il bravo Lorenzo: da parte dei genitori, certo, ma anche da parte di Santa Romana Chiesa, “famiglia” per antonomasia. Una famiglia apparentemente rassicurante, ma all’interno della quale (sono le cronache giornalistiche e giudiziarie a confermarcelo) si celano alcuni orchi vestiti con abiti talari, disposti a tutto pur di appagare il loro “mal perverso”.

“E non finisce qui!”, esclamerebbe il buon Corrado. Quella della pedofilia è soltanto una delle tante piaghe che affliggono da tempo il mondo cattolico. Un’altra è senza alcun dubbio rappresentata dalla stampa faziosa che, come detto nell’incipit di questo articolo, censura de facto ogni opinione che si discosti da quella cattolica. Lorenzo Russo sostiene e si scusa per non aver potuto pubblicare i messaggi ricevuti dai lettori, adducendo motivi di spazio. Eppure, in maniera assai sfacciata, dedica all’interno del numero 27 di Kaire ben due pagine alla “questione gender”, riportando i pareri – assolutamente legittimi – di persone che però la pensano come lui! Perché non dedicare spazio anche alle altrui visioni? Quello di pagina 6 (che vi invito a leggere) è un articolo infamante, costruito sul pregiudizio e saturo di inesattezze. E mentre a Venezia il sindaco Luigi Brugnaro ha reintrodotto l’Indice dei libri proibiti perché “gender” (una censura inaccettabile), mi chiedo se non sia più pericoloso per un bambino avere tra le mani un numero di Kaire, dell’Avvenire, dell’Osservatore Romano o di Famiglia Cristiana.

L’odio fomentato dalla stampa cattolica rappresenta un serio pericolo per la società civile, che avrebbe bisogno mai come ora di modelli decisamente più edificanti. Affermare che “l’ideologia gender mira a cancellare il dato biologico e l’elemento etico della sessualità”, o che la “teoria del gender” sia “espressione di una frustrazione o di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa” è vergognoso nonché gravissimo. Ritenere infine che la cosiddetta ideologia gender “sostiene la libertà personale di ognuno di decidere del proprio orientamento sessuale, cambiandolo anche più volte, secondo l’ispirazione del momento” è francamente imbarazzante. Leccare il deretano a Renzi per la sua Buona scuola, invece, è mero e disgustoso servilismo partigiano.

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Un commento su “LE BUGIE DI “KAIRE” E LA CENSURA DI LORENZO RUSSO

  1. giovanni il said:

    Ecco….appunto!!!! Hai fatto ottima pubblicità e propaganda….bravo

I commenti sono chiusi.