NO TAV, ERRI DE LUCA E IL ‘PROCESSO ALLE PAROLE’ DI TORINO

De Luca e Perino, leader del movimento 'No Tav'
De Luca e Alberto Perino, leader del movimento ‘No Tav’ (fonte: torino.repubblica.it)

di Francesco Castaldi

Questa mattina il pm Antonio Rinaudo della Procura di Torino ha chiesto otto mesi di reclusione per lo scrittore Erri De Luca, accusato di istigazione al sabotaggio della Tav. “Nelle interviste rilasciate pubblicamente ha commesso incitazione a commettere il sabotaggio. È indiscutibile – spiega il pm – che si debba concludere arrivando alla penale responsabilità dell’imputato riconoscendo comunque le attenuanti generiche per il comportamento processuale e perché non si è mai tirato indietro rispetto alle domande dell’accusa e del giudice”.

Erri De Luca, che prenderà parte al Festival della Filosofia che si terrà a Ischia tra qualche giorno, era presente in aula al momento della richiesta da parte del pm Rinaudo, che nel corso dell’udienza ha riportato le dichiarazioni rilasciate dallo stesso De Luca nel settembre 2013 in merito alla costruzione della Tav. In particolare la Procura torinese contesta a De Luca il passaggio in cui egli afferma che “La Tav va sabotata, ecco a cosa servono le cesoie, a tagliare le reti”. Ed è proprio sulla base di queste considerazioni che è stato richiesto per De Luca il rinvio a giudizio per istigazione a delinquere. Il processo, iniziato nel mese di gennaio, è ripreso stamane dopo la pausa estiva.

Non si è lasciata attendere la risposta dello scrittore, che dopo aver ascoltato le ragioni dell’accusa, ha dichiarato: “Mi sarei aspettato il massimo della pena, invece sono stupito della differenza tra gli argomenti prodotti dall’accusa e un’entità tanto esigua della richiesta. Non sono un martire, non sono vittima, non uno cui è caduta una tegola in testa passeggiando, sono solo testimone di una volontà di censura della parola”. Voglio personalmente esprimere la mia più sincera solidarietà a Erri De Luca, vittima di un sistema giuridico perverso in cui una mera rivendicazione della libertà di pensiero diventa un pretesto per ingaggiare una ridicola crociata contro un uomo che, nonostante le pesanti accuse rivoltegli, non si è mai sottratto alla giustizia (come piace invece fare a qualche politico), dimostrando un’onestà intellettuale e civica di notevole spessore.

Il ‘processo alle parole’ che si sta svolgendo in questi mesi a Torino – e  che dovrebbe concludersi il prossimo 19 ottobre, giorno della sentenza – rappresenta un attentato ai più basilari principi democratici, una farsa di proporzioni bibliche in cui una giustizia sommaria ha istruito un subdolo dibattito linguistico, in cui non si tende a giudicare i reati eventualmente commessi, bensì a soddisfare l’ego di un pubblico ministero. Sono dell’avviso – e i numerosi attestati di stima allo scrittore confermano la mia tesi – che Erri De Luca sia stato messo alla sbarra pur essendo colpevole di alcunché di penalmente rilevante.

Questo processo offende anche quei cittadini che, in maniera non violenta, richiedono a gran voce il diritto di poter protestare per la costruzione di un’infrastruttura che ritengono illegittima. Mi duole ammettere che il tono inquisitorio del pm Rinaudo conferma in maniera inoppugnabile che questo procedimento giudiziario è stato istruito per tutelare gli interessi di una determinata parte, ad esclusivo danno di un araldo della libertà d’espressione qual è De Luca. Il mio augurio è che il giudice chiamato ad emettere il responso abbia il coraggio di impedire questo ignobile vilipendio alla Costituzione della Repubblica.

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