ISCHIA (c.s.) – La storia della nostra emigrazione si biforca: ischitani in cerca di terre e ischitani in cerca di mari. I contadini s’imbarcano quando l’economia legata ai vitigni entra in crisi, come si racconta nello spettacolo “Di vino, di mare e di zolfo”, in scena venerdì 11 settembre alle ore 21.00, che recupera la memoria di un legame con un’altra isola, Salina, intorno alla metà dell’Ottocento. Il destino dei contadini non è diverso da quello degli altri emigranti: la pura manovalanza nei grandi centri industriali, o il bracciantato.
I pescatori, invece, a cui la mostra documentaria è in larga parte dedicata, passano dalla migrazione stagionale a quella stanziale, dalle coste algerine a quelle sull’oceano Pacifico. Trovano porti, realtà multietniche, senza rinunciare a quel senso di appartenenza che li tiene ancorati all’isola d’origine.
È ancora una migrazione periodica, quella degli ischitani che lavorano a bordo delle navi mercantili e dei transatlantici. Essi acquisiscono competenze nel campo della ristorazione e dell’accoglienza che poi metteranno a frutto nella nuova stagione del turismo che cambia il volto dell’isola. Abilità marinare e di ospitalità che, nell’ambito della nostra manifestazione, si rinnovano con il laboratorio a bordo della lancia d’epoca ancorata nella rada di Punta Mulino e con la partecipazione degli studenti dell’Istituto Nautico e dell’Istituto Alberghiero.
Tra i mestieri dell’emigrante, c’è quello di essere emigrante. Il tema, tra letteratura e cinema, è approfondito nell’incontro, in collaborazione con il Circolo Sadoul e l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, che sabato 12 settembre alle ore 21.00 chiude il programma della manifestazione, giunta quest’anno alla sua dodicesima edizione.