CASO PACIELLO, QUANDO UNA LAUREA NON BASTA A RENDERTI MENO BESTIALE

PACIELLO 1di Francesco Castaldi

FORIO – Sono ancora inorridito dalle parole della professoressa Fabiana Paciello che ieri, tramite il proprio profilo Facebook, ha dato sfogo a tutta la propria veemente e incomprensibile avversione nei confronti della Juventus: “Non vogliono farci andare allo Juventus Stadium perché si cacano sotto. E fanno bene, perché se ci girano le palle qua succede la seconda edizione dell’Heysel”. Una frase che pesa più di un macigno, se consideriamo che il 29 maggio 1985, prima di quella maledetta finale di Coppa dei Campioni, persero la vita 39 innocenti, tra cui un bambino di soli 11 anni.

Ma tutto questo non importa alla Paciello – giornalista pubblicista e dottoranda in germanistica alla Sapienza – perché “per la cronaca io di quella gente non ho pena perché penso che se la siano andata a cercare”. Affermazioni a dir poco deliranti quelle della “collega” che, intervistata da Giuseppe Cruciani de La Zanzara, si è giustificata in maniera alquanto maldestra, asserendo di aver già provveduto a cancellare il post incriminato.

PACIELLO 2L’apice del ridicolo l’ha però raggiunto quando il giornalista di radio 24 le ha fatto notare di aver rievocato una delle tragedie più sanguinose del calcio moderno. “Le pare normale quello che scrivono sul Vesuvio tutti i giorni?”, ha ribattuto stizzita la docente, che ha ritenuto di potersi discolpare riferendosi ai beceri cori cantati ogni domenica da taluni deficienti contro la tifoseria partenopea.

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Nella foto, due post scritti dalla Paciello nel maggio e nell’ottobre del 2015

Non conosco la signora Paciello (che non è nuova al turpiloquio, come è facile dedurre dalla foto a lato), ma ritengo che le sue asserzioni – che non dovrebbero appartenere a una giornalista, figuriamoci a una docente! – debbano farci riflettere sulla crassa superficialità dimostrata dall’utente medio quando si accinge ad utilizzare i social. Se da un lato, infatti, Facebook (et similia) è uno strumento di comunicazione molto versatile, dall’altro può rappresentare – come nel caso di specie – il pericoloso mezzo attraverso cui veicolare messaggi che hanno come fine ultimo quello di fomentare odio e incomprensioni, oltre che essere la valvola di sfogo degli istinti più bestiali di alcuni sprovveduti e irresponsabili internauti.

Dalla breve conversazione telefonica con Cruciani (che potete ascoltare cliccando sul link in basso), appare evidente che la prof non voglia in alcun modo fare ammenda del proprio errore. E’ per questo motivo che mi auguro che chi di dovere prenda dei seri provvedimenti nei confronti di questa donna, che ha infangato l’ordine professionale al quale appartiene e, cosa ancor più grave, ha dato una brutta lezione di inciviltà ai propri allievi.

Ascolta l’intervista di Giuseppe Cruciani de La Zanzara

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